Tradizione e Qualità

Come riconoscere una pasta tradizionale?
Basta guardare il colore: deve essere chiaro e non vitreo come il glutine allo stato naturale.
Questo è il segnale di una pasta che ha seguito un processo di produzione di altissima qualità ed è indice di una sostenibilità nutrizionale.

Il nostro metodo di lavorazione si basa su alcuni punti essenziali.

100% grani italiani

La materia prima è importante: utilizziamo solo semole di qualità eccellente, ricavate da grani pugliesi, raramente miscelati con grani di altra provenienza italiana, sempre di pari qualità.

Pasta fatta a mano

Realizziamo la nostra pasta impastando con poca acqua depurata e seguendo i metodi degli antichi maestri tramandati di generazione in generazione.

Trafilata al bronzo

La scelta della trafilatura al bronzo si spiega con la voglia di ottenere una pasta superficie ruvida e porosa, che cattura meglio i condimenti, come sughi e salse.

Essiccazione lenta

Non basta parlare di essiccazione lenta ma bisogna specificare a quanti gradi e per quanto tempo. La nostra pasta viene essiccata in celle statiche senza pastorizzazione, per 48/72 ore (trafile corte/trafile lunghe) ad una temperatura al di sotto dei 38°C. In questo modo, la pasta non subisce nessuno stress termico, la struttura delle proteine rimane inalterata e gli amidi non subiscono il processo di gelatinizzazione.

Basso livello di Furosina

Meno di 140 mg di Furosina su 100 g di proteine: è il risultato totale di un processo produttivo che garantisce nutrimento e alta digeribilità, preservando la salute.

A proposito di Furosina…
Marilia Tantillo, docente in Sicurezza degli alimenti nel dipartimento interdisciplinare di Medicina dell’Università di Bari, spiega: «Una pasta, per essere salutare, dev’essere sottoposta ad un processo di essiccazione “lento” o “tradizionale” che consideri un suo riposo di 24/60 ore, anche in base al formato, a temperature non superiori ai 60/65°C. Al contrario, quando la base di una sostanza alimentare che contiene carboidrati e proteine, è sottoposta a temperature superiori a 75°C, va incontro alla reazione di Maillard, che nella pasta determina modifiche nutrizionali e organolettiche e genera un composto intermedio: La furosina.» «Alcuni studi recenti hanno dimostrato essere correlate ad alcuni processi infiammatori e a patologie dismetaboliche. Quando tali molecole vengono assunte constantemente e in abbondanza… tendono ad accumularsi nei tessuti e a danneggiarli»
Non tutti seguono questo metodo di lavorazione, guarda il video e scopri nel finale chi lo adotta.

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